LA MESSA DETTA ALTRIMENTI. Ritornare ai fondamentali | Louis-Marie Chauvet
Commento a cura di don Stefano Vanoli
È un’evidenza così abbagliante da accecare. Tanto che viene mal percepita. Questa cecità oggettiva è reduplicata dalla reazione soggettiva – di negazione – generata dall’oscura sensazione, che la Chiesa ha, di essere più o meno disconosciuta. Disconosciuta, perché in fin dei conti la Chiesa, che dalle nostre parti è stata così importante per tanto tempo, non è più un elemento strutturante. I fatti parlano chiaro. «Per quanto tempo ancora il cattolicesimo potrà resistere?». Questo “ancora” è assimilabile a quello di molte persone che chiedono a un familiare: «Cosa? Vai ancora a messa?», oppure: «Come? Ti senti ancora cristiano?».
Sì, questo “ancora” è un sintomo della situazione dei cristiani, e forse dei cattolici in particolare, nella società occidentale di oggi. Siamo alla fine del processo di secolarizzazione che condurrà a una figura di Chiesa che sarà “cattolica”, strutturata dal ministero dei vescovi e dei preti, ma con uno stile di governo e di ripartizione delle responsabilità, anche a livello istituzionale (come il processo di sinodalità e la riforma della curia voluti da papa Francesco stanno già inaugurando), che farà di questa Chiesa una realtà molto diversa da quella che “ancora” conosciamo.
Una Chiesa che, certo, non sarà una democrazia (non mettiamo ai voti il vangelo!), ma sarà comunque caratterizzata dal fatto che i cristiani che la animano respirano, attraverso ogni poro della pelle, i valori della democrazia, e che intendono aver voce in capitolo; una Chiesa in cui le gerarchie, cosa necessaria, devono anche, e anzi per prime, lasciarsi convertire dal vangelo per non cedere alla tentazione, così normale per tutte le gerarchie, di sprofondare nella “mondanità”. Una Chiesa che saprà anche mettere in atto delle protezioni istituzionali contro la tentazione del clericalismo e dei vari abusi (di potere, di coscienza e sessuali) di cui il clericalismo è stato una delle principali cause.
La storia biblica, che i credenti accolgono come storia dell’incontro di Dio con l’umanità attraverso il piccolo popolo di Israele, testimonia tante situazioni apparentemente disperate. Non si tratta di consolarsi facilmente ripetendo: «Ma Dio non abbandona mai il suo popolo» o: «Ma la Chiesa ne ha viste tante!». In realtà, questo tipo di risposta non è altro che l’esito di una reazione psicologica di negazione. Se reagissimo così, inoltre, dimenticheremmo tutte quelle persone che in gran numero hanno abbandonato o stanno per abbandonare la nave, vittime di troppe amarezze… Resta il fatto che meditare la parola di Dio nei testi della Bibbia, in particolare quelli dell’Esodo, dell’esilio o delle tante grida di lamento che prorompono dai salmi (fino al più tragico di essi, divenuto il più famoso perché ripreso da Gesù stesso: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»), tutto questo esercita un’influenza considerevole sui credenti, oltre ad aver senza dubbio consentito in passato parecchie svolte e capovolgimenti di fronte. Insomma, pur mantenendo i piedi saldamente per terra, quando il cuore e la testa sono nel “cielo” del Dio della Bibbia, ci sono senz’altro buoni motivi per non farsi prendere dal panico sulla base dei soli numeri!
Tutto questo solleva la domanda: come vivere da cristiani oggi? E, alla luce di ciò, la domanda che percorre le pagine di questo libro: tra ieri e domani, quale liturgia? Si tratta in effetti di adattare la nostra liturgia cattolica alla cultura di oggi. Di adattarla in modo cristiano e persino, direi, “cattolico”. Mi sembra che non ci manchino i mezzi per farlo.
In ogni caso, questo libro vorrebbe contribuire a migliorare la situazione in tale ambito. Per farlo, si concentra semplicemente sulla messa: la messa di una domenica ordinaria in una parrocchia ordinaria… Non per rispiegare per l’ennesima volta il significato del Kyrie, del Gloria o del Credo, ma per ricordare quelli che potremmo definire i “fondamentali” della messa. A partire da alcuni elementi di base: il “noi” che celebra e non l’“io”, la Bibbia come parola di Dio, cioè il sacramento come cristallizzazione della Parola, la preghiera eucaristica come acclamazione più che come adorazione, l’unica figura formata dai vari riti di comunione, l’“invio” più che la “conclusione” ecc.