La residenziale catechisti delle scuole salesiane ILE

Qual è l’identità del catechista? Quale rapporto c’è tra insegnamento della religione cattolica e catechesi? Come integrare proposta culturale e proposta pastorale nella scuola?

Questi sono soltanto alcuni dei quesiti a cui hanno cercato di dare una risposta i catechisti della nostra ispettoria, riuniti a Nave da sabato 24 a martedì 27 agosto. Le giornate sono state suddivise tra incontri con gli esperti e confronto tra i partecipanti.

Il primo intervento della tre giorni è stato quello del prof. Luciano Pace, pedagogista, insegnante di religione, docente di Pedagogia e Didattica della Religione Cattolica e di Progettazione Didattica presso l’Istituto di Scienze Religiose dell’Università Carlo Bo di Urbino, di Didattica dell’IRC presso Istituto di Scienze Religiose dell’Università Cattolica di Brescia e di Didattica generale e della religione presso il seminario di Brescia. Il prof. Pace ha condotto i catechisti in un lungo percorso attraverso la normativa, la storia e il presente dell’insegnamento religioso nella scuola italiana per comprendere se lo si possa distinguere dalla catechesi e se possa esistere “un metodo propriamente scolastico” di trasmettere le verità della fede. La risposta il prof. Pace l’ha trovata nella didattica ermeneutica esistenziale elaborata dal compianto don Zelindo Trenti, nostro confratello e docente dell’UPS. Per chi è curioso, la traccia della conferenza del prof. Pace è accessibile a tutti nel sito www.oradipace.it.

Nella mattinata di lunedì, don Michele Bortolato, dell’ispettoria veneta, ha proposto un’esperienza didattica che è stata capace di superare “la divaricazione tra proposta culturale e proposta pastorale” che spesso avvertiamo anche noi nelle nostre scuole. Il Progetto Gaudì, questo il nome dell’iniziativa, viene realizzato presso il CFP e l’Istituto Tecnico San Marco di Mestre e ha la caratteristica di raccogliere gli interventi di religione e di altre materie attorno a un tema di grande valore educativo e pastorale, affrontandolo in chiave didattica e culturale.

Entrambi gli interventi sono stati apprezzati dai catechisti che hanno trovato spunti utili per rendere l’ora di religione un momento sempre più significativo per la vita dei ragazzi sia sotto il profilo culturale che sotto quello pastorale.

Ma a poco o a nulla sarebbero serviti dei contributi esterni se i catechisti non avessero avuto tempo e modo di interrogarsi e confrontarsi per vagliare insieme le tante prassi pastorali, didattiche e di animazione che sono la vita delle nostre opere: questo è stato fatto nell’informalità delle relazioni fraterne e in momenti strutturati di lavoro a gruppi e in assemblea.

Alla tre giorni hanno tirato le fila e offerto spunti di riflessione il Delegato di Pastorale Giovanile, don Edoardo Gnocchini, e l’Ispettore, don Roberto Dal Molin, che ha aperto la prima giornata con un intervento su che cosa significhi essere una “fraternità apostolica salesiana”, tre parole non scelte a caso, ma capaci ciascuna di veicolare degli elementi essenziali della nostra identità. Grande fermento e partecipazione convinta ha suscitato la richiesta dell’Ispettore di fornire idee e pareri sul futuro della casa di Nave.

L’ultima mattinata è servita come occasione per informare tutti quanti su ciò che bolle in pentola per l’anno scolastico e pastorale che sta per partire e per fare brevemente il punto sull’animazione vocazionale, l’animazione missionaria e la comunicazione sociale.

Queste giornate a Nave sono state e rimarranno uno snodo importante della vita dell’ispettoria; l’opportunità perché lo spirito di fraternità e amicizia sia il contesto nel quale tornare a interrogarsi su come servire i giovani, in una fedeltà sempre più autentica al carisma salesiano.