A cura di NeroFrizzante

Gli incontri della nostra stagione cominciano con un graditissimo ospite che torna a dialogare con noi: Marco Balzano, autore di Cafè Royal.

Per essere scrittori bisogna essere un po’ ficcanaso! Così ha esordito durante l’intervista, raccontando che voleva scrivere storie e problemi di persone comuni, di semplici esseri umani che si interfacciano con la realtà ogni giorno e cercano di capire qualcosa della vita. Questo libro è un unico incontro e scontro, con tantissimi spunti che richiamano la nostra attenzione perché ci coinvolgono direttamente.

Quante volte siamo entrati in conflitto con la nostra famiglia, ci siamo sentiti soli e abbandonati o siamo andati alla disperata ricerca dell’amore? Balzano nel suo libro affronta molti aspetti umani e quotidiani, analizzando una società appena uscita dalla pandemia che porta su di sé ancora il peso di quegli anni difficili che hanno cambiato un po’ tutti noi.

 

A cosa ti sei ispirato per creare questo romanzo, da cosa è nata questa idea?

Volevo creare una comunità di personaggi che potessero realmente assomigliarci, volevo che ci riconoscessimo in loro, come quando ti guardi allo specchio e riconosci chi sei. Tutti i personaggi del libro hanno in comune il fatto che vivono un cambiamento, una crisi. Mi piaceva l’idea che questi personaggi abitassero tutti molto vicini perché noi che abitiamo a Milano abbiamo attorno una serie di persone di cui conosciamo la faccia ma che non conosciamo veramente, pensate al vostro condominio: pur vivendo nella stessa palazzina non conoscete tutte le persone, i loro volti vi sono familiari ma non sapete di fatto chi siano. Così accade anche in via Marghera queste persone formano una comunità ma fino a che non inciampano uno nelle vite dell’altro non lo sanno. La definisco una commedia umana, ho immaginato un posto dove mettere la telecamera e poter guardare i fatti. Il bar è un luogo dove si possono osservare molto bene le vite degli altri. Forse una volta avrei messo la telecamera in una piazza, ma oggi purtroppo queste si stanno svuotando….

 

C’è un filo conduttore che lega i personaggi, che passano dal Cafè Royal?       

A me interessava scrivere un libro sui legami e sui punti di vista. Questo libro è fatto come una girandola in cui qualcuno arriva e parla, poi, inaspettatamente, il punto di vista cambia.

È  ciò che accade nella vita di tutti i giorni. Le versioni non sono mai uguali, non si è depositari di nessuna verità nei rapporti umani, le cose non coincidono mai, vediamo mondo e relazioni in una maniera che viene sempre filtrata da come ci sentiamo, dalle paure, dalle emozioni che proviamo.

 

C’è un personaggio che particolarmente ti rispecchia e a cui sei affezionato?                       

Il personaggio a cui sono più legato dipende dai momenti, non ho scritto nessuno dei miei personaggi con l’intenzione di fare un alter ego di me stesso o con disprezzo. Non sono personaggi autobiografici, ma se proprio devo scegliere penso al prete Giuliano, che è stato in Ghana come me. Forse mi piace un po’ più di tutti perché Dio è uno di quegli argomenti di cui è sempre interessante parlare, indipendentemente dalle riflessioni individuali.

 

Quali sono le tematiche che ti è piaciuto di più affrontare? Quale strategia hai usato per descrivere e raccontare i tuoi personaggi? 

Mi piaceva creare una grande varietà che desse ritmo al libro: modi di raccontare diversi, età diverse, lavori diversi, problemi diversi. Tu giri pagina e non sai come o di cosa parlerà il prossimo personaggio. Questo dava una varietà di insieme secondo me piacevole.

Le tematiche sono tante, riguardano tutte il macro contenitore delle nostre relazioni. La Betti, ad esempio, è una donna anziana ignorata dai figli, si sente sola ed è molto arrabbiata e i suoi figli non le dedicano tempo non perché sono degli ingrati, ma semplicemente perché non lo trovano. I miei personaggi molto spesso sono così presi a vivere che non si ricordano di vivere.

Molte storie rimangono sospese e lasciano interpretazione al lettore, perché?

Perché il narratore non deve chiudere i cerchi, noi stessi siamo una storia sospesa, più una storia rimane sospesa più si ha la possibilità di immaginarla e interrogarla. Il finale “vissero per sempre felici e contenti” non è interessante, a noi interessa la crisi e l’incertezza che è parte della vita di tutti noi. Ognuno interpreta la realtà a modo suo, quindi non tocca a me insegnare una morale, la storia verrà interpretata dal mio lettore attraverso il filtro delle sue esperienze di vita e sensazioni del momento.

Qual è stato secondo te l’impatto della pandemia sulla società?

La pandemia non mi ha lasciato la voglia di scrivere sul Covid. A me il Covid serviva perché i personaggi potessero stare più in casa e guardarsi allo specchio, riconoscendosi come individui. La pandemia mi ha lasciato il bisogno di stare di più nel presente e di vivere le relazioni nel qui e ora cercando di renderle forti. Io gli amici veri non li ho mai sentiti lontani anche se a distanza. Penso che ora più che mai ci sia bisogno delle relazioni e dello stare insieme.

 

Per te cosa rende oggigiorno la ricerca della felicità così difficile?

Noi uomini tendiamo naturalmente a muoverci verso la felicità, ma questa parola assume un significato diverso per ciascuno. La felicità è una parola per indicare un percorso, è destinata a cambiare, esattamente come noi: la vita è in continuo mutamento e con lei i nostri bisogni. Resto convinto che un individuo che conosce se stesso raggiunge una felicità più vera, più appagante, che sappia soddisfare i suoi reali bisogni.

 

Se avessi un’ora di tempo libero, preferiresti scrivere o leggere?

La cosa più imperdonabile per una persona che scrive è il tempo che la scrittura toglie alla lettura. Generalmente preferirei leggere, ma se sono colto da un’urgenza di dire potrei anche scrivere, dipende da quando capita questa ora libera. Scrivere è un lavoro strano perché una volta che sei partito devi lavorare tutti i giorni altrimenti perdi il filo. È un lavoro e quando è cominciato il percorso, fa come una calamita, ti attrae.

Grazie Marco per averci regalato questo pomeriggio! E congratulazioni a Francesco Salvetti ed Elisa Novelli che hanno condotto l’incontro!